San Nazaro – Basilica Apostolorum
La basilica Apostolorum (basilica degli Apostoli), voluta dal vescovo Ambrogio all’interno di un’area cimiteriale pagano-cristiana lungo la via per Roma (l’attuale corso di Porta Romana) e per questo da lui stesso indicata come basilica “romana”, fu realizzata a partire dal 382 e consacrata nel 386 con le reliquie degli Apostoli. Proprio in quegli anni, per iniziativa imperiale, lungo la direttrice dell’attuale corso di Porta Romana veniva costruita una grandiosa via porticata, lunga 600 m, e un arco onorario, che costituivano l’accesso monumentale alla città per chi veniva da Roma.
La basilica degli Apostoli, collocandosi proprio a metà della via porticata, si presentava dunque come il segno concreto della potenza dell’episcopato di fronte all’apparato monumentale imperiale. La chiesa paleocristiana originaria presentava un impianto a croce latina, con il presbiterio in origine a terminazione piana. Si tratta della più antica chiesa a croce latina della storia dell’arte occidentale. I due bracci della croce erano costituiti da due ambienti rettangolari animati da esedre a emiciclo, forse a destinazione funeraria. Al centro, nel punto di incontro degli assi della croce, era l’altare con le reliquie di alcuni Apostoli, collocate in una capsella (cassetta) argentea, contenente anche un altro reliquario sferico più piccolo, la teca di Manlia Dedalia, riscoperta nel 1579 dal Cardinale Carlo Borromeo, entrambe ora conservate presso il Tesoro del Duomo. Il titolo di San Nazaro si affermò più tardi: fu lo stesso Ambrogio che nel 395 rinvenne presso il cimitero di Porta Romana le reliquie di San Nazaro e forse proprio allora fece modificare il presbiterio della basilica con l’aggiunta di un’abside, per ospitare in capite templi (alla testa della chiesa) il sepolcro di San Nazaro.
Ambrogio deve aver fornito precise indicazioni sulle caratteristiche dell’edificio, dal momento che un’iscrizione dedicatoria, a lui attribuita, svela il significato simbolico della forma della chiesa, riferendola alla forma della croce, su cui Cristo conseguì la sua Vittoria. Nel V secolo quattro vescovi milanesi furono sepolti intorno all’altare della basilica. Di uno di essi, Glycerius, sono conservati due frammenti della lastra sepolcrale con iscrizione funeraria. Le numerose tombe rinvenute intorno all’altare e alla tomba di Nazaro documentano l’incremento delle sepolture ad Sanctos (presso i Santi) nel V-VI secolo e oltre, mentre intanto si sviluppava il cimitero intorno alla basilica.
Dell’originario arredo architettonico della basilica paleocristiana rimane oggi all’interno della odierna basilica di San Nazaro in Brolo un frammento pavimentale in opus sectile nell’emiciclo occidentale del braccio destro (cosiddetta cappella Tondani). Si tratta dei resti della pavimentazione marmorea, entro la quale si dispone la lastra tombale del medico egiziano Dioscoro, con iscrizione bilingue in greco e in latino.
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