Il Ducato di Milano al tempo di Pigello Portinari
Il Ducato di Milano fu un antico Stato dell’Italia settentrionale che nel corso dei secoli mutò spesso la propria estensione. Agli inizi del 1400, sotto la guida di Gian Galeazzo Visconti, ebbe il suo periodo di massima espansione, in seguito fu oggetto delle guerre Franco-Asburgiche, mentre alla fine del secolo con l’arrivo degli Sforza il ducato comprendeva la metà occidentale dell’attuale regione Lombardia, parti del Piemonte e dell’Emilia e il Canton Ticino.
Francesco Sforza ascese al rango ducale nel 1450, legittimato dal matrimonio con Bianca Maria Visconti, ultima erede della Famiglia Visconti, i primi Duchi di Milano. Durante la reggenza di Francesco Sforza si potè assistere ad una rinascita politica, economica e artistica del Ducato di Milano dopo anni di instabilità; egli fu anche il principale artefice della pace di Lodi tra gli Stati italiani.
Nel XV secolo Milano era ancora cinta dalle mura medievali ed attraversata da una fitta rete di corsi d’acqua che permetteva, con un sistema di chiuse e di bacini, di raggiungere in barca il centro della città e soprattutto di portare in prossimità del cantiere i materiali per la costruzione del Duomo. L’intera area urbana era popolata da importanti edifici ecclesiastici, anche di origine paleocristiana come la Basilica di Sant’Eustorgio, e la capitale aveva una fiorente produzione tessile oltre che di metalli preziosi, oggetti di lusso e armi.
Alla corte sforzesca transitavano i più grandi artisti, musicisti e poeti dell’epoca, ciò permise una considerevole diffusione della cultura nel ducato.
Per i signori del rinascimento era importante mostrarsi spesso in pubblico e partecipare alla vita delle città. Ciò rappresentava uno scambio comunicativo, un modo per rinnovare in presenza il rapporto fra i signori e la comunità.
A partire dalla prima entrata di Francesco Sforza a Milano, che sembra meticolosamente orchestrata secondo schemi rituali coerenti con il programma politico del nuovo duca, i signori cercarono di ripristinare le offerte da parte di autorità municipali e paratici a favore di varie sedi di culto della città, istituirono e riformarono alcune feste e presenziarono anche con assiduità ai principali appuntamenti del calendario religioso cittadino.
In ogni iniziativa l’intento era quello di elaborare comportamenti cerimoniali efficaci e appropriati, coinvolgenti, emotivamente significativi per mantenere alta l’attenzione ed il favore della cittadinanza. In alcuni casi le feste patrocinate dai duchi venivano slittate di qualche giorno per farle coincidere con le visite di illustri ospiti che venivano da altre città.
Uno dei quartieri più fiorenti e popolosi della città era senza dubbio Porta Ticinese. I duchi e la corte visitavano spesso anche Sant’Eustorgio, l’antica basilica dei Magi, sede del convento domenicano. La particolare devozione a questo luogo di culto era dovuta alla presenza delle venerate reliquie di san Pietro Martire, al fatto che la basilica era l’inizio del percorso cerimoniale degli arcivescovi che entravano in città, ed ai legami del convento con alcune grandi famiglie milanesi. Un importante segno della vitalità cerimoniale di San’Eustorgio è dato dalla costruzione della cappella voluta da Pigello Portinari, banchiere mediceo al servizio degli Sforza.
Nel 1459 la festa agostana dell’oblazione di Porta Ticinese fu spostata di qualche giorno per farvi assistere il duca di Cleves, ambasciatore del duca di Borgogna:
El si farà hozi la offerta de porta Ticinese, et se mai se sforzoe de farne altre che comparesse, questa ne sarà una: nove beltresche son facte al intrare del palazzo et che pigliano etiam de fori verso il domo, ove starano le madone. In cierco alla piaza sono diversi pozoli ornati de tapazarie et lì serano done assai, et cussì seguendo per tuta la via donde venirà la offerta, le done haverano loghi da stare, chi ad alto, chi a basso, como meglio accaderà, et a concludere se farà tuto per demonstrare che Milano sia copioso de ogni cosa. La principiarano ad hore 19 et non finirà prima che ale 23 per la moltitudine de persone, cavalli et diversità de representatione che gli intervenirà.
Il duca voleva una festa sontuosa e i risultati furono pari alle aspettative, con un complesso di magnifici ornamenti su strade e balconi, sfilate e processioni maestose e la presenza di molti spettatori soprattutto donne.
Nella festa di porta Ticinese si può assistere ad un momento di saldatura tra la magnificenza privata dei duchi e dei loro ospiti e la prosperità cittadina: i rapporti della corte ducale con i forestieri di alto rango contribuivano ad aumentare la diffusione dei prodotti di lusso degli artigiani della città mentre i milanesi erano chiamati ad ammirare e sostenere lo sfarzo della corte con la loro presenza festante.
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