Il fonte di San Barnaba tra storia e leggenda
Nulla sappiamo dei luoghi nei quali la comunità cristiana milanese si ritrovava prima dell’editto di Milano promulgato da Costantino nel 313, attraverso il quale si riconosceva la libertà di culto e si rendeva dunque legittimo il cristianesimo.
È nel corso del Medioevo che si cerca di ricostruire le vicende più antiche del cristianesimo milanese e di individuare i luoghi nei quali si svolse l’azione evangelizzatrice dei primi vescovi.
Le tradizioni connesse con la sorgente prodigiosa presso la basilica di Sant’Eustorgio sono riportate per la prima volta nel Libellus de situ civitatis Mediolani, redatto verso la fine del X secolo. Tale sorgente sarebbe stata utilizzata come fonte battesimale all’epoca di San Caio, discepolo di San Barnaba e secondo vescovo di Milano (63-85 d.C.), e nei suoi pressi si sarebbero svolte le più antiche celebrazioni liturgiche. La sorgente verrà successivamente messa in relazione con l’apostolo Barnaba, ricordato nel Nuovo Testamento come compagno di San Paolo nell’opera di conversione e che a Milano è riconosciuto come il primo evangelizzatore della città. Tale collegamento è fortemente sostenuto a metà del Trecento da Galvano Fiamma (1283-1344), domenicano del convento di Sant’Eustorgio: Barnaba, che non intendeva dimorare in una città ancora pagana, avrebbe posto la propria residenza fuori delle mura, presso la sorgente e qui avrebbe celebrato all’aperto la prima messa.
Il “fonte di Sant’Eustorgio”, come è denominato in documenti a partire dalla fine del XIII secolo, conobbe dopo l’età medievale un lungo periodo di abbandono e degrado e venne utilizzato come lavatoio. Il cardinale Federico Borromeo (1564-1631) decise di restaurarlo e vi fece costruire sopra la chiesa di San Barnaba, progettata dal Richini, che venne consacrata nel 1623 e demolita nel 1844.
Oggi il fonte è conservato sotto il cortile di una casa che si affaccia sulla piazza della basilica (Piazza S. Eustorgio 8) e si presenta come un semplice bacino in granito serizzo di circa 2 m di lato.
Un disegno del 1621 mostra l’impianto esistente prima della costruzione della chiesa: una piccola edicola quadrangolare conteneva la vasca, alimentata da un condotto che doveva captare l’acqua di risorgiva.
Le tradizioni connesse a questo fonte potrebbero riflettere la memoria di un battistero antico annesso alla basilica funeraria paleocristiana o, più in generale, tramandare l’eco di un uso cristiano di ambienti residenziali romani situati nei pressi della chiesa.
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