Il battistero di Santo Stefano alle Fonti
Con Costantino (306-337 d.C.), nuovo imperatore d’Occidente, Mediolanum, eletta da poco capitale dell’impero d’Occidente (286 d.C.), divenne scenario privilegiato di grandi eventi politici e religiosi: dalle fastose nozze celebrate nel 313 d.C. tra Licinio, imperatore d’Oriente, e Costanza, sorella di Costantino, alla promulgazione del celeberrimo Editto di Milano, con il quale si concedeva a tutti i cittadini la libertà di onorare le proprie divinità e dunque, tra i vari culti, si legittimava anche il cristianesimo.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti, insieme alle vicine basilica vetus, basilica nova (poi ridenominata basilica di Santa Tecla) e battistero di San Giovanni alle Fonti formava il cosiddetto “complesso episcopale”, nuovo centro religioso della città.
Il battistero di Santo Stefano alle Fonti era situato in corrispondenza della sacrestia settentrionale del moderno Duomo di Milano e la sua costruzione iniziò proprio nel 313 d.C., consacrando il battistero come il più antico edificio religioso cristiano della città.
La vasca ottagonale di Santo Stefano alle Fonti, con fondo rivestito da lastre marmoree disposte a croce e con tubo in piombo di alimentazione delle acque, risulta la sola parte superstite del più antico battistero in cui probabilmente Ambrogio fu battezzato il 30 novembre del 374 d.C., prima di diventare vescovo il 7 dicembre del medesimo anno.
A causa dei numerosi interventi nell’area non si conosce la planimetria dell’ambiente che originariamente accoglieva la vasca: alcuni studiosi hanno ipotizzato il suo inserimento in un vano quadrilatero o rettangolare per analogia con altri impianti di antichi complessi episcopali, come quelli di Aquileia e Treviri.
Accanto al battistero di Santo Stefano si deve ammettere la presenza di aule di culto per la celebrazione eucaristica da localizzare in prossimità o al di sotto della successiva fabbrica carolingia e romanico-gotica di Santa Maria Maggiore.
Oggetto di particolare devozione fino al Medioevo e considerata una venerabile reliquia, venne demolito nel 1386 per far posto alla sagrestia Aquilonare del Duomo visconteo.
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