Arte Terapia e Autismo
Il Museo di Sant’Eustorgio e della Cappella Portinari è sempre stato particolarmente sensibile alla realtà dei Disturbi dello Spettro Autistico e in passato ha organizzato in collaborazione con l’Accademia di Brera una manifestazione estemporanea di arte terapia con ragazzi autistici.
Per questa importante giornata vi presentiamo l’interessante intervento dell’arte terapeuta Alberto Ponti riguardo l’arte terapia applicata agli stati dell’autismo.
Mi presento sono Alberto Ponti, arte terapeuta: lavoro presso l’ambulatorio dell’età evolutiva dell’Opera Diocesana a Milano e svolgo attività in atelier privati a Milano e Gallarate. Sono anche super visore, oltre che docente, presso la scuola Art Therapy Italiana che ha un indirizzo teorico psico-dinamico.
Questo mio intervento riguarda l’arte terapia applicata agli stati dell’autismo.
Inizio descrivendo brevemente la disciplina dell’arte terapia e successivamente la sindrome autistica.
L’arte terapia è una terapia relazionale, che si contraddistingue per l’utilizzo costante di medium a carattere espressivo. Ovvero tutti i materiali, le modalità e le tecniche mutuate dal mondo dell’arte (grafica, pittorica e plastica). Gli stessi elaborati artistici, di qualsiasi forma e grado, prodotti durante i percorsi terapeutici sono parte costituente del dialogo triadico soggetto-opera-terapeuta. L’arte terapia è una disciplina che si svolge attraverso una prassi espressiva e i contenuti intrapsichici emergono da essa. Questa prassi terapeutica sostiene, sviluppa e potenzia il processo creativo, fornendo la possibilità di rappresentare il proprio immaginario e di dargli forma. Le applicazioni dell’arte terapia sono molteplici e trasversali rispetto all’arco evolutivo esistenziale: perché il processo creativo è sempre attivo a qualsiasi età, essendo sempre una spinta evolutiva e vitale.
Entriamo ora nel merito dell’autismo: l’autismo infantile è una sindrome e rientra nei disturbi pervasivi dello sviluppo. Questa sindrome è un insieme di disturbi che provoca isolamento affettivo e incapacità a rapportarsi con gli altri. I disturbi dello spettro autistico infantile sono un insieme relativamente eterogeneo di disturbi dell’età evolutiva. L’autismo è un disordine neuropsichico che si manifesta nei primi anni di vita, caratterizzato dal mancato sviluppo di relazioni sociali e affettive. In questa patologia si riscontra una difficoltà nell’uso del linguaggio, un’apatia, una ripetitività nei giochi e una rigidità nei movimenti. L’autismo può comportare gravi problemi nella capacità di comunicare, di entrare in relazione con le persone e di adattarsi all’ambiente.
I soggetti affetti dalla sindrome di autismo hanno spesso una percezione sensoriale modificata e mostrano difficoltà nel linguaggio. L’autismo si presenta in modo diverso da soggetto a soggetto e proprio per questo motivo può essere molto difficile diagnosticarlo correttamente.
Questa sindrome, inoltre, ha uno spettro ampio con diversi livelli di gravità e coinvolge anche adolescenti e adulti. In generale per autismo s’intende la perdita del contatto con la realtà e la corrispondente costruzione di una vita interiore chiusa, che viene anteposta alla realtà stessa.
L’utilizzo dell’arte terapia con soggetti autistici può essere molto efficace perché offre a queste persone la possibilità di rappresentare il loro mondo interno anche se chiuso. La realtà esterna è percepita nell’Autismo come invasiva, minacciante e perturbante. Inoltre, nella patologia autistica è presente una reale difficoltà di differenziare ed esternare le emozioni, oltre che di stabilire un contatto empatico con l’Altro. Proprio per queste peculiari caratteristiche l’intervento di arte terapia con i suoi medium può diventare utile al soggetto autistico per schermare gli stimoli del mondo esterno e nello stesso tempo per creare un campo di rappresentazione in uno spazio di allestimento, dove poter attivare i propri reticoli difensivi. Gli elaborati, gli allestimenti e in genere le rappresentazioni che il soggetto creerà potranno essere utilizzate come spazio potenziale e transizionale in funzione della relazione interpersonale tra soggetto e terapeuta e viceversa.
Questa è una opportunità di dialogo autentico, affrancato e protetto. Un’esperienza con l’Altro, filtrata attraverso i medium espressivi e mediata dal terapeuta, può essere un ponte, una cerniera, tra mondo interno e mondo esterno, tra sé e l’Altro.
Questa esperienza una volta vissuta potrà allora essere esportata nella vita quotidiana e il terapeuta esserne il testimone. Per questo tipo d’intervento è fondamentale allestire un setting all’interno dell’atelier che sia accogliente, rassicurante, conosciuto, prevedibile e stabile nella successione degl’incontri. Un setting in cui qualsiasi stimolo debba essere schermato filtrato, modulato e se nuovo, introdotto gradualmente per rispettare le difese autistiche.
All’interno della relazione terapeutica, in questo contesto, sarà necessario rispettare una giusta distanza e valutare attentamente gli eventuali contatti corporei.
Nella fase iniziale del percorso terapeutico è opportuno offrire come materiale espressivo prevalentemente le tecniche al tratto (matite, pastelli e pennarelli) perché sono più controllabili: il segno è più definito rispetto ad una pennellata, e quindi questi materiali risultano più rassicuranti.
Questa modalità espressiva andrà riproposta più volte, fino a quando, le modalità espressive al riguardo siano assimilate ponendo sempre attenzione a non sovraccaricare la proposta di troppi stimoli ma piuttosto muoversi verso una semplificazione delle varie prassi.
Ritengo necessario ricordare al fine della costruzione di un efficace intervento terapeutico che il soggetto autistico non ha ancora raggiunto uno stato di coscienza e ha percezione distorta dei propri movimenti e non ha acquisito nemmeno i meccanismi corporei che non riesce a mediare. La persona autistica non ha uno schema corporeo e nemmeno l’immagine tridimensionale di sé stesso questo comporta l’assenza di schemi e di rappresentazioni mentali riguardanti il proprio corpo e il corpo dell’Altro che non riesce a mettere in relazione. In quanto nella sindrome autistica è proprio la relazione interpersonale a non innescarsi anche l’oggetto transizionale che solitamente ha una funzione di fornire conforto psicologico al bambino e che progressivamente va a sostituire il legame simbiotico madre figlio, assume caratteristiche diverse. L’individuo autistico mostra gravi distorsioni nell’utilizzare l’oggetto transizionale che presenta caratteristiche opposte a quello classico, l’oggetto viene manipolato in modo ripetitivo, stereotipato e non funzionale. L’oggetto autistico spesso presenta una consistenza particolare dura metallica una morfologia bizzarra a volte è squadrato freddo ed è spesso rotto e abbandonato (Tustin). Analizzare l’oggetto autistico transizionale è estremamente interessante perché parla della precaria relazione oggettuale del bambino sofferente, essendosi interrotto il suo processo di separazione e individuazione, l’oggetto mostra il bisogno del soggetto autistico di sentirsi, sentire il proprio corpo per contrasti, un modo disperato di differenziarsi forte e netto.
Proprio questa assenza di confini, di pelle, proprio questo bisogno di membrana fa si che il bambino autistico moltiplichi i suoi oggetti transizionali costruendo una sorta di reticolo che abbia funzione schermante ma anche da esoscheletro riguardo il mondo.
Proprio queste urgenze determinano il proseguo dell’intervento di arte terapia modificando radicalmente il setting in un sistema difensivo.
Quando insorgerà una relazione terapeutica stabile sufficientemente buona in una cornice di alleanza sarà allora importante dare spazio a questo tipo di rappresentazioni e introdurre lentamente e gradualmente l’offerta di costruzioni modulari con materiali quali legno, stoffe, fili, corde e materiale di recupero il tutto strutturabile in allestimenti. Attraverso l’uso di questi medium proposti progressivamente sarà creato un particolare assetto del setting equivalente ad uno spazio transizionale protetto dove il soggetto potrà rappresentare il suo mondo difensivo “una Fortezza vuota” (definizione dello psicanalista Bruno Bettelheim), una messa in scena delle sue difese.
In questa fase il terapeuta potrà far parte della rappresentazione e delicatamente entrare in relazione all’interno del mondo autistico rappresentato, che spesso prende forma come un reticolo.
Il reticolo rappresenta molto bene il sistema difensivo autistico che insieme a comportamenti rituali proteggono e orientano il soggetto autistico riguardo al mondo percepito e vissuto come entropico e perciò angosciante.
Quando insorge l’alleanza terapeutica attraverso una relazione di fiducia e speranza, in un orizzonte di desiderio dell’Altro, si possono introdurre gradualmente le altre tecniche espressive quali: tempere, acquarelli e pasta per modellare (meglio evitare l’argilla perché al tatto risulta fredda, umida e quindi tendenzialmente viene rifiutata).
In base alle risposte ottenute, una volta introdotte altre tecniche espressive, il soggetto può continuare l’esplorazione sensoriale e se fosse in grado potrebbe passare da una modalità a densità prevalentemente corporea a quella a densità simbolica.
Ho descritto i passaggi di un ipotetico percorso di arte terapia con persone afflitte dalla sindrome autistica, ma voglio sottolineare che questo è uno schema teorico perché nell’applicazione i tempi e gli sviluppi sono assolutamente soggettivi.
In conclusione, vorrei sottolineare l’importanza che il linguaggio artistico ha sempre avuto per l’essere umano.
La funzione dell’arte è da sempre quella di dar forma all’ignoto in quanto imponderabile, un tentativo di trovare risposte e responsi dal trascendente e nello stesso tempo un modo per affermare la propria esistenza nella permanenza dell’oggetto artistico.
Attraverso l’arte l’umanità ha cercato di arginare l’angoscia causata dal baratro della morte. Il fare arte ha sempre avuto a che fare con il desiderio umano di trovare un ordine per controllare e domare le forze entropiche dell’universo. Proprio queste magiche funzioni, messe in opera dal linguaggio archetipico dell’Arte, sono le stesse che vengono usate dall’arte terapia là dove l’angoscia domina e le questioni esistenziali generano malesseri.
Prof. Alberto Ponti
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