Come nasce il Museo di Sant’Eustorgio e Cappella Portinari?
Per la Giornata Internazionale dei Musei 2021 abbiamo pensato di farvi conoscere un po’ meglio la storia del nostro Museo.
Il Museo di Sant’Eustorgio ha sede in una parte dell’antico monastero dei frati Domenicani che qui si stabilirono intorno al 1220. Il convento, formato da due grandi chiostri, venne totalmente ricostruito all’inizio del ‘600 ed ha mantenuto questo assetto fino ai giorni nostri.
Del Museo fa parte anche il quattrocentesco mausoleo del banchiere fiorentino Pigello Portinari posto all’estremità dell’ala Solariana che si innesta sull’abside della basilica.
Il monastero è stato soppresso nel 1798 e da allora le vicende storiche degli ultimi due secoli hanno portato diverse destinazioni d’uso degli ambienti conventuali: caserma, laboratori artigianali, abitazioni, fino all’assegnazione degli immobili dell’intero complesso conventuale in parte alla Parrocchia di S. Eustorgio (il chiostro adiacente alla basilica e i due corpi di fabbrica ad essa perpendicolari) ed in parte al museo della Diocesi di Milano (il secondo chiostro).
Dal 1818 Sant’Eustorgio tornò ad essere sede parrocchiale e già dalla metà del secolo iniziarono interventi, promossi dai parroci che si sono succeduti nell’arco di un secolo, volti alla rilettura architettonica dell’edificio ed alla ricerca di elementi materiali che dessero fondamento storico alle antiche tradizioni sulle origini della chiesa e sulle sue peculiarità: dalla ricostruzione della facciata, al riordino del prospetto meridionale su via Santa Croce, alla decorazione pittorica delle superfici di volte, costoloni ed abside.
Fondamentale nel Novecento fu l’opera di Mons. Paolino Spreafico, parroco dal 1954 al 1976, che avviò importanti interventi di restauro sulle superfici interne della basilica, segnata dagli eventi bellici, e con la prima grande campagna di scavi archeologici condotta dal Soprintendente per l’archeologia Mario Mirabella Roberti mise in luce una parte della necropoli sottostante l’aula della basilica. Qui furono rinvenuti vari tipi di sepolture, alcuni reperti e alcune interessanti epigrafi.
È a don Paolino Spreafico che si deve un primo un percorso museale in S. Eustorgio: esso fu pensato per la visita alla cappella Portinari e all’area archeologica con la discesa sotto la basilica nella necropoli alla quale si accede ancora adesso tramite una ripida scala situata nell’ex porticato lungo il lato esterno della parete settentrionale della basilica.
A metà ‘900 gli spazi della parrocchia erano molto limitati e comprendevano le aree per le celebrazioni religiose (basilica, cappella Portinari e cappelle Solariane), la grande sacrestia Monumentale con gli arredi seicenteschi e un ambiente composto da due campate voltate (parte di quella che venne poi individuata come la ex Sala Capitolare). Oltre a questi spazi la parrocchia disponeva del lato del chiostro adiacente alla basilica con arcate su colonnato dorico, chiuse da tamponamenti in muratura.
Questa disposizione degli spazi e delle destinazioni d’uso rimase invariata anche durante i primi quindici anni di presenza in Sant’Eustorgio di don Pigi Perini, successore di Spreafico e parroco dal 1977.
Don Pigi, a partire dal 1986, avviò una svolta di carattere pastorale che determinò un forte coinvolgimento dei laici nelle attività di evangelizzazione attraverso il “Sistema delle Cellule parrocchiali di Evangelizzazione”. Nel corso di pochi anni questa realtà determinò il formarsi di una comunità di fedeli molto attiva, coesa e soprattutto aperta a nuove forme di coinvolgimento nella vita parrocchiale.
In questa realtà consolidata negli anni ed in continua espansione, Don Pigi, con il sostegno di parrocchiani e membri della comunità che misero a disposizione particolari professionalità e specifiche competenze tecniche, maturò l’idea del recupero di spazi anche per un museo, ma la svolta decisiva avvenne più tardi in occasione del “Grande Giubileo del 2000” quando la Presidenza del Consiglio dei Ministri attivò un finanziamento a fondo perduto per la valorizzazione di monumenti ed edifici religiosi particolarmente significativi per il flusso di visitatori attratto in Italia dalla ricorrenza.
L’esigenza principale per adeguare gli spazi a un percorso di visita era svincolare la cappella Portinari dall’attraversamento della chiesa ma c’era anche il desiderio di valorizzare maggiormente l’area archeologica e le testimonianze della presenza di comunità di cristiani nella nell’area occupata dalla basilica fin dalle origini della chiesa Milanese.
Gli interventi iniziati nell’ottobre 1998 si conclusero con l’apertura degli spazi museali dotati dell’impiantistica necessaria, a dicembre del 1999. Venne inoltre completato il restauro della Cappella Portinari e delle Cappelle Solariane realizzato con il decisivo contributo della Fondazione Cariplo e dall’aprile del 2000 l’intero percorso è aperto ai visitatori.
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