Il Reliquiario di San Tommaso d’Aquino

La leggenda di Sant’Ambrogio e il serpente è una delle storie più affascinanti associate al santo patrono di Milano. Secondo la tradizione, durante la sua infanzia, un evento miracoloso segnò la vita di Ambrogio e prefigurò il suo futuro ruolo nella Chiesa. Si narra che mentre dormiva nella culla, un serpente strisciò fino a lui e si avvicinò al suo viso. Invece di morderlo, il serpente entrò nella sua bocca e poi ne uscì senza causare alcun danno. Questo evento fu interpretato come un segno divino, prefigurando la futura eloquenza e saggezza di Ambrogio, simboleggiando che la sua parola avrebbe avuto la forza di combattere il male e diffondere il bene.

Sant’Ambrogi è il santo patrono della città di Milano, vi è infatti un luogo emblematico per il santo e per la stessa città di Milano che conserva una raffigurazione di questa leggenda, la Basilica di Sant’Ambrogio che è uno dei principali luoghi di culto dedicati al santo. Sebbene non viene raffigurato direttamente l’episodio del serpente insieme al santo, nella navata centrale su di una colonna romana con capitello corinzio fatta di granito è situato un serpente di bronzo. Il serpente è raffigurato in posizione semi-eretta: la testa è sollevata, mentre il resto del corpo scende verso il basso, risale formando un cerchio, ridiscende, e infine si innalza terminando con la coda alzata.

A dire il vero, non è certo che questa sia la ragione per cui la scultura si trovi in Sant’Ambrogio e, come altre opere della basilica, è avvolta da un alone di mistero. Secondo la tradizione, la statua bronzea fu donata dall’imperatore bizantino Basilio II nel 1007. L’arcivescovo Arnolfo da Arsago portò la statua a Milano intorno all’anno 1000, dopo un viaggio a Costantinopoli per accompagnare Zoe, nipote di Basilio, all’imperatore Ottone III, che intendeva sposarla. Si ritiene che la statua fosse prelevata dall’ippodromo di Bisanzio, la capitale dell’impero bizantino, per essere offerta come dono di nozze. Tuttavia, Ottone III morì nel 1003 prima di incontrare la sua futura sposa. Al ritorno in Italia, Arnolfo portò la statua nella basilica di Sant’Ambrogio. Le date e i dettagli dell’evento sono oggetto di dibattito, e secondo alcune fonti, l’incontro tra Ottone III e Zoe avrebbe dovuto avvenire a Bari, ma l’imperatore morì prima di raggiungere la città.

Un’altra interpretazione potrebbe essere quella del serpente di bronzo forgiato da Mosè mentre si trovava nel deserto, per difendere dall’attacco dei serpenti il suo accampamento.