Lo stemma dei Visconti:
un iconico simbolo della Milano medievale
Nel vasto panorama della storia medievale italiana, pochi stemmi familiari risplendono con la stessa maestosità e intrinseca potenza simbolica dello stemma dei Visconti. Questo distintivo araldico, ricco di storia e significato, ha rappresentato per secoli il potere e il prestigio della famiglia Visconti, una delle più influenti dinastie italiane del Medioevo.
Le origini dello stemma dei Visconti risalgono al XIII secolo, quando la famiglia iniziò a emergere come una delle principali forze politiche e militari in Italia settentrionale. Lo stemma presenta uno sfondo color oro, su cui si staglia un biscione azzurro in posizione eretta con una figura umana nella sua bocca, solitamente raffigurata come un uomo nudo o un bambino.
Questo simbolo è stato interpretato in vari modi nel corso dei secoli e numerose sono le leggende che avvolgono le sue origini. Tra i racconti più noti si ricorda il fatto accaduto nel 1325 e riportato da Petrarca nei suoi “Rerum Memorabilia”, secondo cui Azzone Visconti non si accorse che una vipera si era infilata nel suo elmo mentre riposava e successivamente nell’indossarlo il serpente ne uscì senza morderlo. Un’altra leggenda ha come protagonista Ottone Visconti: Ottone avrebbe partecipato alla Prima Crociata e ucciso un re saraceno davanti alla porta di Gerusalemme, impossessandosi dell’insegna della vipera che ornava il cimiero del sovrano.
Tra gli studiosi c’è chi mette in relazione lo stemma visconteo con la vipera bronzea conservata presso la basilica di Sant’Ambrogio, giunta a Milano da Costantinopoli come donativo in seguito alla richiesta di Ottone III di ottenere in moglie una delle figlie di Costantino VIII. I Visconti avrebbero adottato la vipera come propria insegna e vi avrebbero aggiunto un saraceno in seguito alle vittorie nelle Crociate.
L’opinione oggi più accreditata mette in relazione il Biscione e la figura umana con il racconto di Giona, il profeta biblico che fu inghiottito dal “grande pesce” per sopravvivere a una tempesta marina e vomitato dopo tre giorni. Durante l’età tardoantica e altomedievale le vicende del profeta godono di un’ampia fortuna e sono ampiamente rappresentate, in particolare nell’arte funeraria, e molto spasso il “grande pesce” appare raffigurato come un biscione: ricordiamo tra gli altri la raffigurazione di Giona nelle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, il sarcofago di Giona dei Musei Vaticani, la trilogia di Giona del British Museum di Londra o il mosaico della Basilica patriarcale di Aquileia e la lipsanoteca di Brescia.
Nella seconda metà del XIII secolo, con la prima rappresentazione nella Sala della Giustizia della Rocca di Angera, debutta lo stemma visconteo che tanta fortuna incontrerà nei secoli, caratterizzato dalla figura di Giona, profeta della riconciliazione e dunque simbolo di pacificazione e concordia.
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