Sant’Ambrogio, vescovo e patrono di Milano
Ambrogio nacque nel 339-340 d.C. a Treviri, città in cui il padre esercitava la carica di prefetto del pretorio delle Gallie. Rimasto orfano del padre ancora bambino, si trasferì a Roma con la madre e i fratelli Satiro e Marcellina.
Nel 370 d.C. fu inviato come governatore nella provincia romana Aemilia et Liguria, con sede a Milano, città in cui divenne una figura di rilievo nella corte dell’imperatore Valentiniano I distinguendosi per le sue abilità di funzionario e la capacità di dirimere i contrasti. Nel 374 d.C., mentre cercava di sedare l’aperta contesa sorta tra ariani e cattolici a Milano in seguito alla morte del vescovo ariano Aussenzio, Ambrogio fu indicato con insistenza dalla folla come nuovo vescovo – si racconta che la voce di un bambino esclamò “Ambrogio vescovo!” e subito a questa si unì la voce unanime della folla radunata –. Egli dapprima rifiutò l’incarico e tentò la fuga, ma alla fine si arrese alla volontà di Dio manifestata attraverso il popolo, che nel frattempo si era appellato anche all’imperatore Valentiniano I. Ambrogio fu battezzato il 30 novembre 374 d.C. nel battistero di Santo Stefano alle Fonti e dopo sette giorni fu consacrato vescovo di Milano (7 dicembre 374 d.C.).
Ambrogio si distinse in città per la sua straordinaria autorevolezza e per la forza dei suoi scritti e delle sue opere. Sotto il suo episcopato (374-397 d.C.), Milano cambiò aspetto sia nel cuore della città, con la riorganizzazione del complesso episcopale, sia nel suburbio, con la fondazione di quattro basiliche ai lati della città, la basilica di San Nazaro (basilica Apostolorum), la basilica di San Simpliciano (basilica Virginum), la basilica di Sant’Ambrogio (basilica Martyrum) e la basilica di San Dionigi (basilica Prophetarum), demolita nel 1783 ma i cui muri di fondazione sono stati rinvenuti nel 2017 all’interno dei Giardini Montanelli.
Nel 386 d.C. la sua sapienza nella predicazione e il suo prestigio furono determinanti per la conversione al cristianesimo di Sant’Agostino, di fede manichea, che era venuto a Milano per insegnare retorica.
In merito alle politiche ecclesiastiche del tempo, particolare efficacia ebbe il contrasto di Ambrogio all’arianesimo. Si ricorda l’episodio in cui nel 385 d.C. il vescovo si oppose all’assegnazione di una basilica agli ariani per praticare il loro culto in città e occupò fisicamente con i fedeli la basilica Porzia finché l’altra parte fu costretta a cedere. Inoltre, fu determinato avversario del paganesimo al punto che nel 382 d.C. si scontrò con il senatore Quinto Aurelio Simmaco, che chiedeva il ripristino dell’altare e della statua della dea Vittoria rimossi dal Senato romano in seguito all’editto dell’imperatore Graziano con cui si dichiarava il cristianesimo religione ufficiale dell’impero (editto di Tessalonica).
Annoverato tra i quattro dottori della Chiesa d’Occidente insieme a San Girolamo, sant’Agostino e san Gregorio I papa, Ambrogio morì il 4 aprile 397 d.C. e, per sua stessa volontà, fu sepolto all’interno della basilica che ancora oggi porta il suo nome. Le sue spoglie, rinvenute sotto l’altare nel 1864, furono trasferite in un’urna d’argento e cristallo posta nella cripta della basilica.
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