Porta Ticinese e Gratosoglio:
due quartieri, due destini
I quartieri di Porta Ticinese e Gratosoglio alle origini della loro storia sono stati testimoni del passaggio a Milano di San Barnaba apostolo, secondo la tradizione primo evangelizzatore della città (leggi Il viaggio di San Barnaba a Milano). Queste due zone, situati a sud del centro storico, sono state caratterizzate da vicende simili, poiché storicamente considerati quartieri popolari, ma esiti oggi differenti. Conosciamo la loro storia.
Il quartiere di Porta Ticinese si sviluppa lungo l’asse di via Torino e Corso di Porta Ticinese in direzione di Pavia, lungo l’antica via romana Ticinensis, da cui deriva il proprio toponimo. Il patrimonio architettonico presente nell’area, tra cui il circo e l’anfiteatro di epoca romana e le basiliche di San Lorenzo e Sant’Eustorgio, rivela un tessuto urbano stratificato in cui la città antica e quella contemporanea convivono.
Un tempo era uno dei quartieri propriamente popolari di Milano, tanto da caratterizzarsi per le tipiche case di ringhiera. Fino ai primi decenni del Novecento la zona era ad elevata densità, conseguenza del grande sviluppo urbano che investì il quartiere tra la prima e la seconda metà dell’Ottocento, quando il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese diventarono le nuove direttrici commerciali e nella zona si stabilirono alcune importanti fabbriche e sorsero nuovi edifici destinati alla classe operaia. Il quartiere fu ridisegnato negli anni trenta del XX secolo, ma a modificarlo radicalmente furono gli eventi bellici del Novecento poiché fu tra le aree del centro maggiormente colpite durante il secondo conflitto mondiale.
Il quartiere è oggi uno dei centri delle grandi trasformazioni di Milano, interessato da importanti cambiamenti e recuperi soprattutto dal 2013, con la riqualificazione della Darsena.
Situato a sud di Porta Ticinese, il quartiere Gratosoglio originariamente era un villaggio a vocazione agricola lungo il fiume Lambro meridionale, che dalla fine del XVIII secolo appartenne ai Corpi Santi di Milano. Dal 1130 risulta documentato il Monastero di San Barnaba, poi affidato ai Vallombrosani con gli annessi mulini sul vicino Lambro Meridionale. Di questo complesso abbaziale rimangono, destinati ad altri usi, i resti della chiesa, della canonica, del chiostro e della cascina. A fianco, nel XIX secolo sorse l’esteso opificio tessile Cederna tuttora esistente.
Gratosoglio dal XX secolo è principalmente un quartiere di edilizia popolare. Il quartiere è cresciuto nei primi anni sessanta, in un periodo in cui vi era forte richiesta di alloggi popolari per la grande pressione migratoria dei lavoratori che dalle regioni dell’Italia meridionale venivano a lavorare nelle industrie del Nord. Dagli anni settanta del secolo scorso il quartiere si caratterizza come un tipico quartiere dormitorio, emarginato dal resto della città e con un tessuto sociale deteriorato.
Nonostante le difficoltà sociali, oggi il quartiere risulta dinamico e pulsante e tra quelli più in crescita della periferia milanese.
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La Cappella di San Domenico, tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, la cappella fu decorata dall’artista Andrea Pellegrini, che ottenne la commissione per la realizzazione di affreschi nella quinta cappella e nella prima cappella a destra della basilica.
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