Gli spettacoli gladiatori nell’antico anfiteatro romano
Era nell’anfiteatro cittadino che avevano luogo gli spettacoli gladiatori. Questi ebbero origine in Campania come giochi per cerimonie funebri e si diffusero in seguito anche a Roma intorno al 264 a.C. La connotazione di spettacoli autonomi fu acquisita però solo dopo l’età cesariana, con una diffusione capillare in tutte le città del mondo romano.
Questi spettacoli erano per lo più di carattere cruento ed erano offerti gratuitamente alla popolazione dagli imperatori appena insediati, nonostante l’organizzazione richiedesse un notevole impegno da parte dei personaggi pubblici che di volta in volta ne promuovevano la realizzazione.
L’anfiteatro romano di Milano ospitava i munera, i giochi gladiatori veri e propri, e le venationes, ovvero i combattimenti contro le belve feroci. Più raramente avevano luogo invece le naumachiae, vere e proprie battaglie navali nelle quali l’arena veniva realmente riempita d’acqua.
Gli spettacoli più apprezzati avevano però come protagonisti i gladiatori. Questa figura incarnava il coraggio, la forza, l’abilità e il disprezzo della morte e generalmente godeva di una grande popolarità sia tra la folla che tra gli esponenti del potere politico. Il gladiatore poteva essere uno schiavo, un prigioniero di guerra o anche un condannato a morte; in qualche raro caso era un uomo libero e povero, attirato dalla possibilità di diventare ricco e famoso, o una donna.
Urbicus, gladiatore fiorentino morto a Milano, era un secutor, un combattente specializzato nella lotta contro i retiarii, uomini armati di una rete con cui veniva imbrigliato l’avversario che veniva in seguito colpito con un tridente. Fu vittorioso per 12 combattimenti ma perì durante suo tredicesimo scontro a soli 22 anni. La sua stele funeraria è giunta fino ai nostri giorni, conservata presso l’Antiquarium Alda Levi, e raffigura in rilievo il defunto, armato di una spada corta, uno scudo e i parastinchi, affiancato da un cagnolino.
La Decorazione della Cappella di San Domenico nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano: L’Intervento di Andrea Pellegrini
La Cappella di San Domenico, tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, la cappella fu decorata dall’artista Andrea Pellegrini, che ottenne la commissione per la realizzazione di affreschi nella quinta cappella e nella prima cappella a destra della basilica.
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