L’arte di Vincenzo Foppa oltre la Cappella Portinari
Vincenzo Foppa è stato un pittore bresciano vissuto nel XV secolo, tra i principali protagonisti del Rinascimento lombardo, tanto da essere stato spesso definito “il fondatore della scuola milanese”.
Negli anni della sua attività entrò spesso a contatto con le maggiori espressioni artistiche dell’epoca e con le grandi opere. Fu influenzato dall’arte toscana, veneta, provenzale e fiamminga, che mossero in lui una profonda riflessione da cui nasce la sua personalissima interpretazione dell’arte quattrocentesca.
Nel 1929 lo storico dell’arte Roberto Longhi descrisse il rapporto del Foppa con il colore, plasmato di ombre diffuse e di argentei riflessi che donano alle forme una caratteristica morbidezza e pienezza: “Per il colore tutti ricordano i grigi del Foppa. Questo intermedio tra il bianco e il nero è in lui così fondamentale da velare, avvolgere, abbassare tutta la gamma che dunque si fonda su un rapporto di valore (luministico) e non su un rapporto cromatico positivo, sul quale resterà pure il fondamento dei veneziani sino a tutto il Cinquecento (…).”
Vincenzo Foppa esordisce e si afferma principalmente durante la signoria di Francesco Sforza, il quale lo ingaggia spesso per per rinnovare il volto della città.
Tra le grandi opere a lui affidate c’è la decorazione della sede milanese del Banco Mediceo, sita in via dei Bossi, e del nuovo ospedale Maggiore di Milano. Del suo lavoro ci restano solo poche testimonianze riportate da diverse fonti ma possiamo comunque immaginarli sulla scia degli affreschi della Cappella Portinari, in quegli anni già in corso di realizzazione.
Gli affreschi della Portinari rispondono ad un gusto tipicamente lombardo, ma allo stesso tempo mostrano già la grande originalità e la piena autonomia del linguaggio foppesco: dall’interesse a problemi prospettici e formali, alla particolare attenzione per i giochi di luci e ombre.
Dal 1468 il Foppa è impegnato su più fronti: tra Milano e Pavia, con molteplici commissioni sforzesche, a Genova, con le decorazioni del Duomo, e a Brescia dove realizza gli affreschi della Cappella Averoldi in Santa Maria del Carmine.
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La Cappella di San Domenico, tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, la cappella fu decorata dall’artista Andrea Pellegrini, che ottenne la commissione per la realizzazione di affreschi nella quinta cappella e nella prima cappella a destra della basilica.
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