L’Orante
Le epigrafi funerarie forniscono preziosi indizi per la ricostruzione del quadro sociale e spirituale nel quale si affermò il cristianesimo dopo la pace della chiesa attuata da Costantino. Le espressioni sono sintetiche e spesso stereotipe, ma esprimono una visione ormai condivisa da tutti i membri della comunità: testimonianza diretta e volontaria, ci presentano l’immagine che singoli individui avevano della propria fede, dell’esistenza, della morte.
Il complesso di Sant’Eustorgio ha restituito un discreto numero di iscrizioni, alcune già note in passato, altre recuperate nel corso della campagna di scavo del 1959-61. I testi, oltre a fornire indicazioni onomastiche e biometriche, testimoniano il clima composito della società milanese nell’età tardoantica segnalando la presenza di orientali e di militari; è stato rilevato come uno dei tratti distintivi del corpus epigrafico di Sant’Eustorgio sia la frequenza di graffiti figurati, in genere poco attestati a Milano.
Tra questi si segnala un frammento in cinque pezzi combacianti (cm 20x12x2) che conserva solo poche tracce del testo iscritto e un graffito raffigurante un uomo con le braccia allargate nell’atteggiamento dell’orante. È vestito con una tunica manicata e un sagum, chiuso sulla spalla destra da una fibula probabilmente a croce, tipologia ben documentata anche archeologicamente; potrebbe essere un soldato o un funzionario della burocrazia imperiale.
La mostra dal titolo “L’Orante” prevista per l’autunno 2021, che avrà luogo presso gli spazi del Complesso Monumentale di Sant’Eustorgio, prenderà spunto da questa figura e dal Salmo 63 “Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani” per indagare il significato del gesto di alzare le mani verso il cielo attraverso i millenni, non solo dal punto di vista storico-archeologico ma nel significato profondo del rapporto del devoto con Dio.
La Decorazione della Cappella di San Domenico nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano: L’Intervento di Andrea Pellegrini
La Cappella di San Domenico, tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, la cappella fu decorata dall’artista Andrea Pellegrini, che ottenne la commissione per la realizzazione di affreschi nella quinta cappella e nella prima cappella a destra della basilica.
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