Vincenzo Agnetti al Museo di Sant’Eustorgio
17/10/2019
Il Museo di Sant’Eustorgio ospita, dal 23 ottobre 2019, un’estensione della mostra organizzata da BUILDING Vincenzo Agnetti – Autoritratti Ritratti, Scrivere – Enrico Castellani Piero Manzoni, a cura di Giovanni Iovane.
La mostra, visitabile fino al 18 gennaio 2020, si sviluppa negli spazi espositivi di BUILDING e negli spazi dei Chiostri di Sant’Eustorgio, dove sono esposte alcune opere fra le più mistiche di Vincenzo Agnetti, come Ritratto di Dio (1970) o Apocalisse (1974).
Il percorso espositivo si articola nelle due sezioni Autoritratti Ritratti e Scrivere. La prima comprende le opere in cui l’artista sperimenta in maniera originale il tema del ritratto: non soltanto i suoi celebri “feltri”, ma anche molti altri lavori tra cui Identikit (1973), Autotelefonata (No) (1972) e Elisabetta d’Inghilterra (1976). In mostra anche il celebre Quando mi vidi non c’ero (1971) e Il suonatore di fiori (1982), ultima sua opera rimasta incompiuta, dedicate al tema dell’autoritratto.
La sezione Scrivere si compone di una selezione di opere di Enrico Castellani e Piero Manzoni con cui Agnetti aveva stretto sin dagli anni Sessanta un sodalizio culturale.
Tre le opere in mostra c’è Litografia originale (1968), in cui da un lato (recto) c’è l’opera di Castellani e dall’altro (verso) un testo con diagramma di Vincenzo Agnetti. Di Piero Manzoni troviamo invece le “tavole di accertamento” e le “linee”, oltre a opere attinenti al tema del ritratto, fra cui la Base magica (1961), modello di “scultura vivente” dall’evidente carattere performativo.
L’ultima parte della mostra comprende un’ampia sezione documentaria con testi e fotografie che raccontano il complesso rapporto “scrittura – opera – scrittura” di Agnetti, per il quale la “scrittura – opera” diventa qualcosa di diverso rispetto agli Statements degli artisti concettuali: nella serie dei “feltri” Agnetti delinea una sperimentazione artistica in cui la scrittura e l’opera assumono un valore che supera la definizione restrittiva di una pratica “concettuale”, per diventare performance.
Parte del progetto espositivo sono anche le performances di Italo Zuffi, create dall’artista in occasione di questa mostra, per attivare, sottolineando l’aspetto performativo dell’opera di Agnetti, una riflessione contemporanea sui concetti di ritratto e traduzione.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Archivio Vincenzo Agnetti, la Fondazione Enrico Castellani, la Fondazione Piero Manzoni e con il supporto della galleria Osart, della Collezione La Gaia e di collezioni private.
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