I Magi a Milano
Deposte le reliquie in una grande arca marmorea, dalla Dalmazia Eustorgio sarebbe sbarcato in Italia. Nel corso del viaggio, a Villetta, nel cuore dell’Abruzzo, un lupo avrebbe quindi attaccato e ucciso uno dei buoi che trascinavano il pesante sarcofago. Il santo vescovo, allora, riuscì ad aggiogare la belva al posto del bue, giungendo a Milano alla testa di un così ben particolare corteo. Ma all’altezza di Porta Ticinese, nei pressi del fonte detto di san Barnaba, sacro ai milanesi per il battesimo dei primi cristiani, l’arca divenne improvvisamente così pesante da non poter più essere rimossa. Eustorgio, scorgendo in ciò un disegno della provvidenza, ordinò che sul posto venisse eretta la “Basilica dei Magi”.
Per molto tempo si è ritenuto che tale favolosa “leggenda del sarcofago eustorgiano” fosse in qualche modo confermata e ribadita dall’espressiva decorazione di un capitello romanico, uno dei più antichi della chiesa. Recentemente, però, è stata avanzata l’ipotesi che tale raffigurazione si riferisca in realtà ad una precedente tradizione, relativa sempre alla vita di sant’Eustorgio, ma sulla quale nel Medioevo si sarebbe sovrapposta la più tarda narrazione del trasporto delle spoglie dei Magi.
Lascia perplessi il fatto che di reliquie tanto importanti e venerabili non parli né sant’Ambrogio, né alcun altro antico autore ambrosiano. Ancor più considerata la grande importanza data alle reliquie dei santi e dei martiri dal santo vescovo, lui stesso “fortunato inventore” in diverse occasioni.
Quel che è certo, al di là di ogni ragionevole dubbio, è che i resti dei tre astrologi d’Oriente si trovavano a Milano dopo il Mille, portati nella diocesi ambrosiana, secondo alcuni studiosi, solo al tempo delle prime crociate. L’epoca storica e documentata delle reliquie dei Magi, infatti, inizia proprio da Federico Barbarossa. L’imperatore tedesco, volendo punire il capoluogo lombardo per la sua “oltraggiosa” indipendenza, non si limitò, dopo lunga lotta, a radere al suolo gran parte della città, ma ordinò che le venisse sottratta «il suo incomparabile tesoro, più prezioso di tutto l’oro e di tutti i gioielli» come disse lo stesso cancelliere del Barbarossa: i corpi santi dei Magi. E per Milano, ricorda Bonvesin de la Riva, proprio questa risulta essere, di tutta quella triste vicenda, «l’offesa più umiliante e più grande»: ”… inoltre, e questa fu per noi la più triste umiliazione, il vescovo di Colonia ci rapì, per mandarli ahimè! nella sua città, i corpi dei tre Re Magi che nel 314 il beato Eustorgio aveva miracolosamente portato da Costantinopoli a Milano. Sì, questa fu proprio la più triste nostra umiliazione, perchè la città fu ricostrutta meglio che prima non fosse, ma il tesoro di sì preziose reliquie è sempre rimasto lontano da noi. stra umiliazione, perchè la città fu ricostrutta meglio che prima non fosse, ma il tesoro di sì preziose reliquie è sempre rimasto lontano da noi…” (Bonvesin de la Riva, Le meraviglie di Milano, V,6)
Le reliquie dei Magi, il trafugamento a Colonia e il ritorno, parziale, a Milano
I tre Magi e la città di Milano
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