Gaspare, Melchiorre e Baldassarre

La tradizione ha da tempo chiamato i Magi con i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, nomi che tuttavia si sono definiti solo a partire dal XII secolo, con l’espandersi del culto delle loro reliquie in tutta Europa.

Più o meno in quella stessa epoca sorse la leggenda che i tre Magi rappresentassero le tre razze umane, giunte davanti alla grotta per rendere omaggio al Figlio di Dio: Gaspare quella europea; Melchiorre quella africana, Baldassarre quella asiatica. Per tale motivo, a partire dalla fine del Medioevo, ma solo da allora, essi sono raffigurati con caratteristiche somatiche diverse, rappresentando spesso anche le tre età della vita: giovinezza, maturità, vecchiaia.

Comunque, proprio perché Matteo ben poco ha detto di questi “personaggi venuti dall’Oriente”, a partire soprattutto dal VI-VII secolo nacquero e si diffusero racconti e leggende che andarono ad arricchire in modo fantasioso il testo evangelico, introducendo fatti e situazioni nuove, nonché eventi miracolosi.

Lo stesso Marco Polo, nel suo Milione, afferma che le tombe dei Magi erano ancora venerate a Savah, in Persia: In Persia è la città di Sava dalla quale partirono i Re Magi quando andarono ad adorare Gesù Cristo. In quella città esistono ancora le loro belle tre tombe e sono grandi e belle. Sopra ognuna di esse si alza una specie di costruzione quadrata sormontata da una costruzione rotonda lavorata con finissima arte. Sono vicine l’una all’altra e ancora si vedono i tre re imbalsamati con i capelli e la barba.

La notizia veniva confermata poco tempo dopo, nel 1320, da un altro grande viaggiatore, Odorico da Pordenone.

Ciò, contrasta, però, con una parallela tradizione occidentale, secondo la quale le reliquie dei Magi avrebbero subito ben diverse vicissitudini, coinvolgendo direttamente Milano e la terra ambrosiana tutta. Ritrovate infatti, al principio del IV secolo, da Elena, madre dell’imperatore Costantino e autrice già della scoperta della Santa Croce, le spoglie dei tre personaggi sarebbero state portate da Gerusalemme a Costantinopoli. Qui sarebbero rimaste in realtà per pochi anni, fino a quando l’imperatore Costante le avrebbe date in dono a Eustorgio, in occasione del suo viaggio a Bisanzio, prima di insediarsi vescovo di Milano.